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La Natura è tanto verde
Il verde è ovunque, è il colore più comune nel mondo naturale ed è secondo solo al blu, tra i colori più apprezzati.
Gli effetti fisici
In presenza del verde, la ghiandola pituitaria è stimolata, i muscoli sono più rilassati, inoltre porta ad una diminuzione di vari sintomi, i vasi sanguigni si dilatano aiutando nelle contrazioni muscolari lisce. Come già detto il verde è calmante, antistress, tonificante. E’ stato dimostrato che migliora la capacità di lettura e della creatività
Il chakra del cuore colma il divario tra il mondo fisico e spirituale. La sua apertura permette ad una persona di amare di più, di entrare in sintonia, empatia e sensibilizzare al compassione. Tra le pietre ricordiamo, affini al chakra del cuore, la giada e la malachite.
Disintossica e decongestiona l’organismo, a tavola è indicato per coloro che tendono a mangiare in maniera vorace, aiutando a mantenere un ritmo più lento. Nella cromoterapia il verde è indicato energeticamente per chi soffre di mal di testa, nevralgie, insonnia e nervosismo. E’ indicato per le persone fortemente sotto pressione, favorendo quindi la creazione di un proprio spazio interiore, aiutando a fare chiarezza. Soprattutto è proprio il verde ciò che ci aiuta a riportare calma negli stati ansiosi, stabilità ed equilibrio, dando un forte beneficio a livello sia fisico che mentale.
E’ bene quindi mangiare a livello casalingo cibi verdi, evitando però tutte quelle sostanze che possono avere un’influenza nervina e stimolante. E’ un colore molto indicato negli arredi, nelle zone giorno e dove si condivide la convivialità, ma anche negli spazi notte.
Ricordiamo che indica l’affermazione energetica della propria individualità. Ci aiuta a sviluppare la buona realizzazione personale, donandoci tenacia e lucidità mentale.
Henri de Toulouse-Lautrec nasceva ad Albi il 24 novembre 1864 e morì a soli 37 anni il 9 settembre del 1901. Fu un innovatore artistico unico, dalla personalità originale, precursore dei tempi per quell’epoca. Allontanandosi dalla delicatezza di Monet, dalle tinte pastello e dal delicato tocco dell’en plein air, la pittura di Toulouse-Lautrec si avvicinò a quella di Degas. Esponente del post-impressionismo, seppur difficile da classificare per gli artisti del suo livello.
Anticipò la corrente dei Fauves utilizzando tavolozze di colore molto semplici, dominate dai colori primari, utilizzando righe nere e forti per i contorni. Una certa maturazione stilistica fu imposta dalla sua tecnica pittorica, che lo rese famoso: i manifesti pubblicitari, litografie, che certo non erano stampati come quelli di oggi, ma le prime stampe chimiche realizzate sulla pietra.
I colori primari, per Lautrec, diventano più caratterizzati che realistici, impossibile visto il metodo, rende i manifesti comunicanti attraverso le loro tinte oltre che la loro immagine. Come per il leitmotiv, per l’opera, tinte e macchie di colore diventano un metodo per esprimere emozioni e storie. Fu capace quindi di rappresentare la realtà, ben capibile anche con pochi tocchi di colore e figure, alle volte caricaturali.
Henri de Toulouse-Lautrec non iniziò la sua carriera artistica come pubblicitario, ma i suoi manifesti divennero ricercati solamente nella seconda metà della sua breve e intensa vita. Formatosi all’Accademia di Belle Arti, cominciò infatti anche lui con oli su tela e in un primo momento firmandosi con uno pseudonimo; in quanto il padre non voleva che i suoi quadri “rovinassero” il loro cognome data l’origine aristocratica della famiglia. Quando si spostò a Parigi con la madre, intorno al 1870, venne influenzato in qualche modo dagli impressionisti che in quel momento erano sulla cresta dell’onda. Si avvicinò poi alle opere di Degas e Van Gogh, del quale fece un ritratto, che vantavano un uso del colore particolare e molto più incisivo.
Espose le sue opere (tra cui Bal du Moulin de la Galette), unendosi al gruppo Les XX, a Bruxelles, con i quadri che solitamente troviamo sui libri di storia. Il suo vero successo fu a Montmartre. Cominciò a produrre le sue litografie per pubblicizzare gli spettacoli del Moulin Rouge assieme alle scenografie degli spettacoli. Ma a lui interessava l’aspetto umano dei personaggi, dei quali attraverso le sue opere, traspariva l’emotività, insieme alla realtà dei loro sentimenti. Soprattutto delle magnifiche ballerine, mettendo in risalto la loro femminilità, senza pregiudizio e senza mai giudicarle, senza mai ritrarle come donne di poco conto. Per lui valeva di più la gente, “la persona”, il realismo piuttosto che un bel paesaggio di una veduta, oppure come tanti suoi illustri colleghi che invece ritraevano i mulini della zona.
Dipinse già da quando iniziò a frequentare l’Accademia, dipinse sempre la gente e il loro mestiere. La sua tanto discussa vita privata, cosiddetta sregolata, era anche dettata dalla sua assoluta ricerca del vero e dell’elemento reale. Lui che arrivava dall’aristocrazia, conte, non aveva vergogna e remore dal ritrarre anche le donne dai lavori più umili. Un uomo che sicuramente arrivava anche da una grande sofferenza dovuta ad una sua malattia genetica ed in seguito ad un incidente subito ad entrambe le gambe, purtroppo, che rimasero cortissime. Dotato di grande generosità, di nobiltà d’animo e insieme ai suoi talenti fecero di quest’uomo un vero artista.
“Sempre e dovunque anche il brutto ha i suoi aspetti affascinanti, è eccitante scoprirli là dove nessuno prima li ha notati.”
Henri de Toulouse-Lautrec
Fonte: ArtSpecialDay
Dal nostro video (clicca qui):
“La massima testimonianza di Venera in Terra”, questa fu la dedica di Gabriele D’Annunzio su una copia de “Il Piacere”, che donò a Lina Cavalieri, il soprano e l’attrice che entro nel Mito, definita agli inizi del ‘900 “La Donna più Bella del Mondo”.
Colei che ogni giorno riceveva dai suoi ammiratori milletrecento fiori tra rose ed orchidee. Nel cuore di Natalina Cavalieri sembrava però che ci fosse spazio solo per l’arte, l’arte del canto, che difatti le aveva cambiato la vita.
Il 4 marzo 1900 debutta con “La Bohème” di Giacomo Puccini al teatro San Carlo di Napoli. E’ il trampolino per la grande lirica negli Stati Uniti, dove la fama della sua bellezza l’anticipa. Siamo nel 1906, il pubblico americano riempie i teatri più per vederla che per ascoltarla.
La sua straordinaria bellezza, l’eleganza del portamento, la sua sensualità e le acconciature sontuose la conducono ad incarnare il ruolo di assoluta Diva. Sottoscrive importanti contratti con la Metropolitan Opera Company e con la Manhattan Opera Company, ed è interpreta insieme al nostro mitico Enrico Caruso e Francesco Tamagno.
A New York, al Metropolitan Opera, assieme ad Enrico Caruso interpreta la Fedora e dopo il bacio appassionato di scena, tra i due cantanti nasce il “Mito”. La stampa la definisce “The Kissing Primadonna” (La Primadonna che bacia).
(Fonte: Roberto Di Ferdinando)
Un’omaggio all’Immesso Artista che con indescrivibile onore ha onorato l ‘Italia nel mondo, non solo come inimitabile artista ma anche per la sua nobiltà d’animo! Ecco il nostro mitico Luciano Pavarotti “La Voce” in una delle sue memorabili esibizioni da brivido insieme al suo amico, il nostro amato Zucchero! Due miti che hanno vissuto interpretando l’arte del bel canto e della musica in tutte quelle loro espressioni musicali e generi che li hanno visti impegnati nel percorso delle loro carriere musicali! A Luciano Pavarotti grazie! E grazie a Zucchero! …Emozione immensa e infinita… Buon ascolto e buona visione!