PIET MONDRIAN. Dall’albero all’universo

Voglio arrivare il più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a raggiungere l’essenza delle cose.

Immaginarsi Piet Mondrian come pittore figurativo potrebbe apparire improbabile, ma è invece proprio ricostruendo la sua ricerca artistica dalle origini che è possibile dimostrarlo.
Conosciuto per le sue opere geometricamente essenziali, l’astrattismo radicale di Mondrian nasce dalla natura e più nello specifico dagli alberi.

Piet Mondrian, Albero rosso, 1908-1910. Kunstemuseum Den Haag, L’Aia, Paesi Bassi


Fra il 1908 e il 1912 l’artista dipinse una lunga serie di alberi, studiandone le forme caotiche e complesse dei rami. Partendo da uno stile per certi versi “impressionista”, seppur prediligendo l’accostamento di pochi colori, la rappresentazione diventa via via più allusiva, riducendo al minimo le informazioni riportate sulla tela: così come i colori, passando per il grigio, si dirigono verso la trasposizione dell’essenziale, linee verticali e orizzontali codificano, semplificano quella che risulta essere la struttura muta, intrinseca della natura; l’ordine nascosto, la legge silenziosa che sostiene e governa l’intero cosmo.
In un articolo pubblicato sulla rivista De Stijl (1) (febbraio 1919) l’artista spiega che la sua conversione all’astrazione era avvenuta progressivamente, sul filo della pratica pittorica, e che la teorizzazione era intervenuta solo in seguito. Il processo creativo, come dimostrato dallo stesso Mondrian, diventa quindi strumento di conoscenza, un mezzo per studiare la cornice del reale in cui siamo immersi.
Denys Riout sostiene che l’astrazione nasca da una sublimazione dell’arte figurativa, e in particolare dalla sincera e sublime decantazione della natura, tanto da spingerne la rappresentazione alla composizione pura. (2)
L’opera di Mondrian è pertanto una dichiarata ricerca del vero, e non sul vero: un’analisi della sua struttura coniata nei termini di quell’equilibrio e di quell’armonia universale che si cela allo sguardo ma che concede il visibile.
Piet Mondrian, in qualche modo, dà forma a quello che Arthur Shopenhauer scrisse in anni precedenti: riassume graficamente le forze della volontà alla radice della rappresentazione. (3)

(1) De Stijl (che in olandese significa “Lo stile”) è una rivista fondata nel 1917 a Leida (Paesi Bassi) da Theo Van Doesburg e Piet Mondrian. Per estensione, il nome De Stijl indica il gruppo di artisti e architetti che, raccolti intorno alla rivista, diedero vita al movimento del neoplasticismo.

(2) D. RIOUT, L’arte del ventesimo secolo. Protagonisti, temi, correnti, 2002 Einaudi editore s.p.a., p. 24

(3) A. SHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, prima edizione 1819

Articolo a cura di Maria Chiara Pernici

La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.

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