“Ettore e Andromaca”, Giorgio De Chirico 1917
Olio su tela
I personaggi rappresentati sono ispirati a un celebre episodio raccontato nell’ “Iliade” di Omero, per il quale De Chirico nutriva un particolare interesse, dovuto anche alla sua origine greca.
Ettore sta per affrontare Achille; consapevole della quasi certa sconfitta, saluta affettuosamente la moglie Andromaca. Nell’episodio reale il figlio Astianatte gioca intorno a loro con l’elmo piumato del padre; qui non è raffigurato poiché il pittore rappresenta i due sposi quali MANICHINI naturalmente celibi, privi di vita e dunque impossibilitati nel generarne a loro volta.
La data della realizzazione parla chiaro quanto l’immagine dipinta: la commovente vicenda narra, esprime con forza il DRAMMA DELLA GUERRA, il paradossale dovere di abbandonare l’amore, la vita per incontrare il dolore, la fine.
I manichini riportano sui corpi dei segni, presenti anche sul volto a suggerire l’epòpteia, il “terzo occhio”, quello della vista superiore, sapienziale, in grado di vedere oltre, aldilà dello spazio e del tempo presente. Tra i segni sui corpi riconosciamo anche i TRIANGOLI, simboli mistici, magici, per questo portatori, secondo De Chirico, di INQUIETUDINE.
Nella drammaticità dell’evento, De Chirico sceglie di rappresentare comunque l’UNIONE, un’unione indissolubile, eterna. L’amore e forse il senso di ogni cosa; l’amore è la vita.

Testo a cura di Maria Chiara Pernici Studentessa dell’Accademia delle Belle Arti di Brera
Maria Chiara STAFF Il Cappello di Irma
Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma”
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