NATURA MORTA. TORINO A PRIMAVERA
Giorgio De Chirico
1914, olio su tela

Riconosciamo la città di Torino grazie ad alcuni particolari elementi: sul fondo, come possiamo dedurre dall’accennata iscrizione, troviamo il monumento fatto realizzare da Vittorio Emanuele II in onore del padre Carlo Alberto; mentre l’imponente edificio, seppur architettonicamente illogico, è una citazione di Palazzo Carignano. Proprio vicino a questo luogo, tra il 1888 e il 1889 alloggiò il filosofo Nietzsche, nei confronti del quale De Chirico nutre una profonda ammirazione.
E’ evidente quella che l’artista definisce “solitudine dei segni”: gli oggetti rappresentati non hanno alcun legame. La loro presenza però evoca significati nascosti.
Il libro giallo rimanda all’edizione del 1888 di “Così parlò Zarathustra”, libro di Nietzsche. Anche la mano nera sulla parete a sinistra si riferisce a lui; e non a caso è rivolta verso il basso, in quanto Nietzsche “rovesciò” le filosofie a lui precedenti, condizionate dalle religioni. Se per Shopenhauer l’unico modo di sopravvivere alla sofferenza inevitabile è una forma di distacco, un’ASCESI tipica delle religioni orientali, per Nietzsche è fondamentale amare profondamente la vita nonostante tutto, nutrire Fede verso la Terra che ci ha dato la vita, che è vita, che siamo noi. Ciò che conta sta dunque in basso; niente “verso l’alto”, nessun “altro”.
Il carciofo di ferro in primo piano, elemento ricorrente nei dipinti di De Chirico in questo periodo, ovviamente non rientra nel contesto visivo, ma esprime attraverso il suo materiale l’assenza di vita.
L’uovo allude a una NUOVA NASCITA; tal dipinto evoca poeticamente lo svelamento, la rivelazione della filosofia di Nietzsche avvenuta nell’artista, grazie alla quale egli accoglie la ri-nascita, la primavera del pensiero e dell’arte stessa.

”Natura morta. Torino a primavera” Giorgio De Chirico, 1914

Testo a cura di Maria Chiara Pernici STAFF Il Cappello di Irma Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma”

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