PAUL KLEE. Il colore degli angeli
L’arte non rappresenta il visibile, ma rende visibile ciò che non lo è.
Artista prolifico e instancabilmente ispirato, Paul Klee (Münchenbuchsee, 18 dicembre 1879 – Muralto, 29 giugno 1940) è l’emblema della rivoluzione formale e concettuale del suo tempo. Le sue opere ibride, sempre armoniche nella loro simbolica contaminazione – stilistica e culturale – rimangono attuali oggi come ieri, libere da barriere e confini sociali e spaziotemporali.
Affermatosi come pittore in seguito a una precoce formazione da violinista, fu membro del Der Blaue Reiter (1) e docente di pittura al Bauhaus (2) fra il 1920 e il 1930, dove si distinse per il suo approccio trasversale che univa parallelamente gli aspetti scientifici e poetici della pittura.
La sua ricerca artistica si caratterizza per la molteplicità delle tecniche e dei materiali impiegati, sapientemente coniugati al pari di una polifonia. Tutto in Klee è musicalmente ritmico: forme quasi astratte e colori intensi, spesso accostati in maniera contrastante, si fanno pura atmosfera onirica, sospesa fra nostalgia e meraviglia, fra realismo e astrazione. L’astrattismo è, in questo caso, una modalità di rappresentazione attraverso cui la realtà non è riprodotta tradizionalmente, ma viene restituita attraverso un ragionamento, un processo di analisi simbolica ed evocativa della forma, per comprenderne le origini.
Questo equilibrio fra forma – colore – simbolismo è determinante sia nelle scelte stilistiche, che in quelle dei soggetti, volutamente immersi nel dualismo carnale – spirituale della condizione umana.
Soggetti cari all’artista sono infatti gli angeli, ai quali dedicò circa una cinquantina di opere, realizzate fra il 1913 e il 1940. L’angelo di Klee non è però un angelo religioso: non è immortale, né bello, né divino. Non vola – ha un corpo, mutevole e imperfetto come un essere umano, e come esso è in cammino, in stato di perenne formazione e trasformazione.
“Angelo in divenire” (1934) è una fra le rappresentazioni più emblematiche degli angeli di Klee.
Linee semplici e segni essenziali convergono in un’unica massa informe, priva di sembianze umane, animali e tantomeno divine. Gli unici elementi codificabili sono un cerchio, una croce e un triangolo: forme archetipiche, geometricamente simboliche, le quali inscrivono la composizione in una dimensione ancestralmente universale.
Questo angelo è lo specchio dell’uomo, o più precisamente il riflesso di ciò che è portato a nascondere. L’angelo è il bambino, nel significato come nelle fattezze: quel principio di forma che si fa e si disfa, che nel gioco trasforma e si trasforma, poiché tutto, lui compreso, può essere ovunque e in ogni momento.
Noi tutti, angeli in terra, non possiamo fare altro che tendere, costantemente cambiare, camminare, auspicando ad essere altro ed oltre da sé, al di là di qualunque dimensione e specificazione.
(1) Der Blaue Reiter (letteralmente “il cavaliere azzurro” o “il cavaliere blu”) fu un gruppo di artisti formatosi a Monaco di Baviera nel 1911 e attivo fino al 1914, il quale contribuì alla creazione di una nuova corrente espressionista, che sarà definita “espressionismo lirico” per distinguerlo da quello, a carattere più sociale, della Die Brücke, fondato a Dresda nel 1905.
(2) Il Bauhaus è stato un istituto superiore di istruzione artistica fondato nel 1919 a Weimar in Germania, nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar (1919-1933), per promuovere un nuovo metodo educativo in grado di integrare arte e artigianato industriale e l’unità delle diverse attività artistiche al servizio del concetto di “opera d’arte totale”.
Articolo a cura di Maria Chiara Pernici
La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.