IL SOGNO DI TOBIA

Giorgio De Chirico

1917, olio su tela

Nella Bibbia si narra che Tobia fu istruito da un angelo per guarire l’anziano padre non vedente; sarebbe bastato applicare sui suoi occhi del fegato di pesce.

De Chirico rappresenta qui, a destra, su dei trespoli, un PESCE METALLICO, privo di vita, utilizzando la soluzione del “quadro nel quadro”, concetto trattato anche da Picasso e Braque. Con questo “escamotage” viene evidenziata l’autonomia del quadro rispetto alla realtà; il dipinto quindi non è immagine di essa, ma ne è REINVENZIONE.

In primo piano notiamo in maniera evidente una colonnina di mercurio; nella mitologia greca Mercurio sarebbe il messaggero degli déi.

Sulla colonnina leggiamo “AIDEL”, parola composta da “A”, ovvero l’alfa privativa (NON) e “IDEL” che ricorda “IDEE”, dal greco “EIDOS” che significa FORME. Le idee platoniche infatti sono risolte in forme geometriche, suggerite dalle ombre che lo stesso Platone scorge nella caverna, come racconta il mito. Dunque le FORME descrivono l’essenza eterna, assoluta di tutte le cose; la forma plastica, la VERITA’ che sta oltre la dimensione sensibile: nell’IPERURANIO.

Non a caso quindi De Chirico predilige i volumi precisi e le forme nette rispetto ai segni “volatili” tipici degli impressionisti.

“AIDEL”, che fonicamente ricorda anche “ADE”, il regno dei morti, evoca un qualcosa che non vediamo, una realtà invisibile.

Il sogno di Tobia è dunque quello del “terzo occhio”, della cosiddetta “epòpteia”, che troviamo rappresentata per mezzo di segni sui volti dei manichini, ricorrenti nei dipinti di De Chirico. Il SOGNO di riconquistare la VISTA SUPERIORE, con la quale poter vedere l’invisibile, l’ENIGMA presente in ogni cosa.

<< Nuove terre comparvero all’orizzonte. […] Vengano i soffi potenti al di là dei mari inquietanti. […] Siamo esploratori pronti per altre partenze. >>

”Il sogno di Tobia” Giorgio De Chirico, 1917

Testo a cura di Maria Chiara Pernici STAFF Il Cappello di Irma

Voce e video: Irma Borno alias ”Il Cappello di Irma”

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