LEONORA CARRINGTON. Elegia alla Creazione

L’uovo è il macrocosmo e il microcosmo, la linea di frontiera fra grande e piccolo, che rende impossibile la visione del tutto. (1)

Donna dalla personalità lirica e indomabile, Leonora Carrington fu surrealista per natura e per necessità interiore, senza mai però sposare di fatto le intenzioni del Surrealismo (2). Stimolata certamente dal clima orchestrato da Breton e dai colleghi surrealisti, la Carrington, così come le altre artiste affini al movimento, si distinsero per una ricerca pittorica autonoma, volta alla ri-generazione di un linguaggio femminile, universale, rivelatore dell’indicibile.

L’universo pittorico della Carrington è popolato da animali e creature oniriche, talvolta mostruose, protagonisti della sua infanzia. Fu infatti la nonna, di origine irlandese, a iniziarla alla mitologia celtica, risorsa che verrà contaminata e arricchita successivamente dalle ricerche in campo esoterico, alchemico, sacro. La reminiscenza mitologica convive con la dimensione più autobiografica dell’artista dando vita a spiazzanti visioni, nelle quali è possibile veder affiorare un certo archetipo femminile: la Creazione, al contempo biologica e artistica, è infatti concepita nella sua qualità generativa e metamorfica, per essere così restituita alla sua intrinseca attività, chiaramente espressa in natura.

Leonora Carrington, The Kitchen Garden on the Eyot, 1946. Tempera su tavola, 30×50 cm.
Estate of Leonora Carrington/Artists Rights Society (ARS), New York

“In the Kitchen Garden on the Eyot” (1946) è uno degli esempi più totali e totalizzanti dell’esperienza della pittrice. Realizzato durante la sua permanenza a Città del Messico, e influenzata certamente dalle tradizioni locali, l’opera si afferma in tutta la sua maestosità tecnica, espressiva e di contenuto.

La scena si presenta come un “sogno ad occhi aperti”: tra i frutti e gli ortaggi di un orto rigoglioso, un fantasma bianco spunta da un albero, mentre sulla sinistra una figura cornuta vestita di rosso interagisce con altri spiriti. È però il giardino cintato sullo sfondo a dare il nome al dipinto, un giardino che non è soltanto un complemento di stato in luogo, ma uno spazio pieno di rivelazioni simboliche, perché metafora della Creazione. Il giardino si presenta infatti in forma ovoidale, forma che riecheggia nelle figure rotonde delle galline e nel cancello sulla destra. Un uccello luminoso depone le uova a mezz’aria accanto alle tre figure, così come la candida creatura sull’albero ne tiene una in mano.

È dunque l’uovo la chiave di lettura dell’intera rappresentazione, l’uovo come “vaso di creazione” sul piano simbolico, pratico e autobiografico. Leonora, che da lì a poche settimane darà alla luce il figlio, ci svela l’uovo nella sua metafisica essenza, ponendolo sia come simbolo, sia come soggetto compositivo, ma anche come elemento attivo, come materia impiegata concretamente nella creazione dell’opera. Erede della tradizione pittorica italiana quattrocentesca, l’artista riattualizza la tempera all’uovo, la quale conferisce alle tinte l’iridescenza necessaria all’etereità della visione.

(1) L. Carrington, Giù in fondo, 1945

(2) Il Surrealismo è un movimento artistico e letterario d’avanguardia del Novecento, nato negli anni ’20 a Parigi come evoluzione del dadaismo e che coinvolse tutte le arti, dalla letteratura, alla pittura, al cinema; il primo manifesto fu scritto da André Breton nel 1924, e di fatto il movimento si protrarrà fino agli anni Cinquanta.

Articolo a cura di Maria Chiara Pernici

La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.

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