MAX ERNST. Le regole del Caso

Giunsi al risultato di assistere come spettatore alla nascita di tutte le mie opere.

Surrealista di nome e di fatto, Max Ernst è stato fra i principali fautori, e teorici, di un’arte rivoluzionaria ancora oggi, la quale influenzò irreversibilmente la storia dell’arte negli anni a venire.
La poetica del Surrealismo (1) si pone di fatto in antitesi ai meccanismi sociali predefiniti, proponendo una visione incontaminata dal cosciente stato di veglia, il quale rinnega forzatamente l’immaginazione come naturale e indispensabile funzione vitale.

Ernst, attraverso un’assidua e prolifera sperimentazione, tocca quelli che sono i fondamenti della “Rivoluzione Surrealista”(2), incarnando l’automatismo psichico più puro, dettato dal pensiero in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di qualsiasi preoccupazione estetica e morale.(3)
È in questa cornice di pensiero che nel 1925 l’artista si avvicina a una tecnica grafico-pittorica, in realtà di antica provenienza, conosciuta come frottage: traducibile in italiano come “sfregamento”, il procedimento consiste letteralmente nello strofinamento di un carboncino o di una matita su un foglio, utile a rilevare le forme imprigionate nelle superfici, quali assi di legno, muri screpolati, cortecce, foglie, ritagli di carte, tessuti, ecc…
Sulla scia della “preparazione casuale” concepita già da Leonardo Da Vinci secoli prima, che avvalora il ruolo formale e dunque evocativo della “macchia”, Ernst rilegge l’informe traducendolo in forma, restituendolo quindi alla sua natura sognante di possibile affermazione di (sur)realtà.

Max Ernst, Foresta imbalsamata, 1933. Olio su tela, 162 x 254 cm

Nascono così le “Foreste”, realizzate fra gli anni venti e trenta del Novecento: opere oniriche dalle fattezze impenetrabili, che raccontano di paesaggi interiori di fatto notturni, rischiarati da un grande disco lunare.
Il frottage è qui affiancato dal grattage, tecnica di analoghi principi, ottenuta “raschiando” il colore precedentemente steso, lasciando così emergere sul piano del dipinto i motivi in rilievo della superficie sottostante al supporto.
Libera in questo caso dall’automatismo della mano, l’immagine affiora solida e impertinente, meravigliando l’uomo che altro non può fare se non accogliere e assecondare il suggerimento contenuto nella materia, raggiungendo sinergicamente con essa il suo completamento, costruito sull’intima e sincera cooperazione fra interno ed esterno, fra voce e silenzio, fra sogno e volontà.

Non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni. (Leonardo Da Vinci)

(1) Il Surrealismo è un movimento artistico e letterario d’avanguardia del Novecento, nato negli anni ’20 a Parigi come evoluzione del Dadaismo e che coinvolse tutte le arti, dalla letteratura, alla pittura, al cinema; il primo manifesto fu scritto da André Breton nel 1924.

(2) Dal nome della rivista fondata da André Breton, Louis Aragon, Pierre Naville e Benjamin Péret. Per cinque anni “La révolution surréaliste” fu il punto d’incontro in cui si svilupparono i grandi temi del surrealismo, proponendo testi, racconti e riproduzioni di opere d’arte. La rivista era provocatoria e rivoluzionaria. L’ultimo numero è pubblicato nel dicembre del 1929 e contiene il Secondo Manifesto del surrealismo di Breton.

(3) A. Breton, Primo manifesto del surrealismo, 1924

Articolo a cura di Maria Chiara Pernici

La rubrica SGUARDI SULL’ARTE nasce come spazio di contemplazione, come ripristino del silenzio e del tempo propri dell’Arte. Incontrare un’opera implica una pausa, una frattura: apre una finestra, un varco – un vortice relazionale intimo e condiviso.

Condividi: